L'amica geniale
Elena Ferrante
Di regola sarebbe meglio non pronunciarsi riguardo ad un libro o una saga, prima ancora di aver terminato di leggere, ma oggi voglio fare un'eccezione. Eh sì, perchè la Ferrante mi ha proprio presa! Una lettura coinvolgente, appassionante, spasmodica, in biblico tra la voglia di sapere cosa c'è dopo e il timore di concludere troppo in fretta, correndo il rischio di non assaporare a dovere ogni pagina o di non avere altro - per il momento - che possa offrirmi la stessa intensa passione.
La competenza narrativa dell'autrice - o chi per lei - la finissima abilità d'intreccio mi tengono incollata alle sue pagine dove una vicenda fatta di luoghi, volti, voci, raggiunge la bellezza di un ricamo di fine manifattura. I personaggi compaiono, poi s'eclissano, per ricomparire ancora sotto un nuovo aspetto, una metamorfosi dovuta al passare degli anni, ai diversi scenari storici e sociali che si susseguono. Ma a cambiare è anche il filtro del narratore che "cresce" insieme a loro e a opera del suo tempo vitale e della sua esperienza.
Leggendo i vari volumi mi sembra di ritrovare lo spirito dei grandi romanzieri francesi dell'800, Flaubert, Balzac, ma anche di Manzoni, Verga. Ho sempre amato il genere del romanzo storico, quella capacità di filtrare i grandi avvenimenti storici attraverso vicende individuali, soprattutto vissute dai semplici, gli anonimi che comunque costituiscono la grande maggioranza di un popolo.
Le protagoniste poi, Lenu' e la sua amica Lila, quasi una l'alter-ego dell'altra, vivono la loro vita e il loro rapporto quasi in un vortice in cui ognuna emula e sorpassa l'altra, impara o ricade negli stessi errori, sparisce per poi ricomparire e stravolgere la vita dell'amica-antagonista. Un magma a volte esuberante a volte sommerso, che non si spegne forse, anzi, si ravviva nel tempo, mai placato dalla distanza o dalle intemperie della vita.
Lila, l'imprevedibile, impetuosa ed eccessiva, intelligenza fuori dal comune. Questa donna porta dentro di sè un mostro (e uso questo termine nel senso etimologico, ovvero "qualcosa che deve mostrarsi") che ogni tanto scalcia, sbuffa per venire fuori. Una donna difficile, che o si odia o si ama, crudele a volte ma ricchissima di umanità.
Elena invece, la sua fatica infinita per tirarsi fuori dai bassifondi rionali in cui la sorte l'ha messa, la necessità di liberarsi dalla presenza vessatoria della madre, dalla povertà della sua casa, dalla grossolanità delal sua gente. Elena sa che ogni cosa va imparata, per costruirsi deve addestrarsi, persino per essere all'altezza degli uomini che le stanno accanto deve continuamente sfidare i propri limiti, sebbene la sua condizione "piccolo-borghese" sembri restarle sempre attaccata addosso. Quello che mi colpisce di Elena è il suo costante mettersi in discussione, rielaborare il proprio percorso, ideare dei programmi di acculturamento capaci di renderla "all'altezza". Il rischio che resta in agguato dietro l'angolo sarà la perdita della propria vera identità, ovvero la consapevolezza di non aver mai scelto davvero per sè, ma solo quello che sembrava adeguato all'idea che si era costruita di se stessa ...
Un gran bel libro (anche qui è il caso di sottolineare che tutti i volumi costituiscono un unicum inscindibile...).
Lila, l'imprevedibile, impetuosa ed eccessiva, intelligenza fuori dal comune. Questa donna porta dentro di sè un mostro (e uso questo termine nel senso etimologico, ovvero "qualcosa che deve mostrarsi") che ogni tanto scalcia, sbuffa per venire fuori. Una donna difficile, che o si odia o si ama, crudele a volte ma ricchissima di umanità.
Elena invece, la sua fatica infinita per tirarsi fuori dai bassifondi rionali in cui la sorte l'ha messa, la necessità di liberarsi dalla presenza vessatoria della madre, dalla povertà della sua casa, dalla grossolanità delal sua gente. Elena sa che ogni cosa va imparata, per costruirsi deve addestrarsi, persino per essere all'altezza degli uomini che le stanno accanto deve continuamente sfidare i propri limiti, sebbene la sua condizione "piccolo-borghese" sembri restarle sempre attaccata addosso. Quello che mi colpisce di Elena è il suo costante mettersi in discussione, rielaborare il proprio percorso, ideare dei programmi di acculturamento capaci di renderla "all'altezza". Il rischio che resta in agguato dietro l'angolo sarà la perdita della propria vera identità, ovvero la consapevolezza di non aver mai scelto davvero per sè, ma solo quello che sembrava adeguato all'idea che si era costruita di se stessa ...
Un gran bel libro (anche qui è il caso di sottolineare che tutti i volumi costituiscono un unicum inscindibile...).
Infine, che dire? Sto concludendo il terzo volume, ne rimane haimè soltanto uno. Non mi resta altro da fare che continuare...